Per curare il mal di schiena si prova di  tutto e, di fronte al dolore acuto, le soluzioni proposte dalla farmaceutica diventano irresistibili. Una scelta comprensibile e ovvia: gli antidolorifici promettono già dal nome il sollievo tanto desiderato.  

Ma una ricerca del George Institute for Global Health di Sidney in Australia, avverte di non cadere nella facile trappola. I farmaci assunti per rispondere agli attacchi di lombalgia rischiano di essere non solo inutili, ma anche dannosi. Sarà dura da accettare per chi abitualmente usa farmaci per il mal di schiena.

I farmaci antinfiammatori (FANS) funzionano solo in un paziente su sei. Questa è la conclusione pubblicata su Annals of the Rheumatic Diseases, dove i ricercatori sono giunti attraverso una revisionedi 35 studi che hanno coinvolto più di 6000 persone. Dopo l’attenta lettura delle fonti, il team ha consegnato il suo inappellabile verdetto: gli analgesici non solo non curano il mal di schiena, ma provocano gravi effetti collaterali. Chi li assume aumenta di 2,5 volte il rischio di andare incontro a problemi gastro-intestinali rispetto a chi ne fa a meno. E non si tratta di disturbi di lieve entità. Stiamo parlando di ulcere allo stomaco o lesioni delle pareti dell’esofago. 

«Il mal di schiena – ci racconta il dr. Stefano Corsetti Fisioterapista e Osteopata della colonna vertebrale -, è la principale causa di disabilità, compromettendo la vita familiare e lavorativa delle persone ed è comunemente affrontata con l’assunzione di medicine come gli antinfiammatori>>

<<Questi  studi>>  – continua Corsetti – << confermano quello che comunemente raccontano i pazienti che soffrono di mal di schiena: i farmaci procurano un lieve sollievo dal dolore e solo per un tempo breve per poi ripresentarsi, poiché non curano la causa >>.

Quando si soffre di mal di schiena, i medici, seguendo le linee guida internazionali, generalmente iniziano con il paracetamolo, per poi passare agli analgesici più forti e finire con gli oppiacei. 

Peccato però che nessuna di queste strategia sembra vincente e nemmeno comprovata. La buona notizia è che possiamo usare delle contromisure semplici end efficaci prima che arrivi il dolore acuto. Purché  prima ci si dimentichi di vecchi e falsi luoghi comuni << come l’esercizio di portare le gambe al petto da sdraiati, che è solamente uno stress su dischi intervertebrali>>.

L’accorgimento più semplice, ma anche quello più disatteso, è quello di camminare – dice Corsetti <<Camminare è estremamente importante  per la salute della schiena. Un programma di camminate è obbligatorio per la riduzione del dolore>>.

C’è chi cammina lentamente e tranquillamente ma cosi facendo non ha avuto nessun sollievo. << Questo solitamente avviene perché camminare troppo lentamente in realtà carica staticamente la colonna vertebrale aggiungendo ancora più compressione alle vertebre. Inoltre una cattiva postura durante la camminata non fa altro che peggiorare il dolore>>.

Il consiglio è quello di correggere la postura durante la camminata, non stare curvi in avanti e soprattutto aumentare la velocità <<  passi lunghi e veloci, oscillare le braccia cosi da creare un programma salutare per ridurre il dolore di schiena. Iniziate a camminare e notate dopo quanti passi o minuti inizia il dolore, e nelle successive camminate riducete il tempo di un 25%.  Poi ogni giorno aumentate il tempo. >>

Spesso questi consigli non bastano a correggere i problemi che una persona ha già. Certo,  sono fondamentali per evitare futuri dolori , ma cosa fare con quelli che sono presenti?

Qualora occorresse una soluzione con maggiori probabilità di riuscita si consiglia di effettuare trattamenti fisioterapici,  osteopatici  e  di rinforzo muscolare mirato. 

Come quelli effettuati dal dr. Corsetti a Velletri e Roma << tramite una scansione termografica riusciamo a individuare la causa del dolore alla colonna vertebrale cosi da effettuare trattamenti mirati efficaci nella riduzione del dolore >>.

Con solo le sedute necessarie puoi tornare a muoverti senza dolore, ma solo scoprendo la causa del dolore grazie a una valutazione iniziale.